(Dalla Postfazione di Emanuele Severino) Questo libro di Bosio mostra con acume che non si deve perdere di vista la differenza essenziale tra il senso dell'incontrovertibile che compete alla distruzione della tradizione, cioè alla distruzione compiuta dall'essenza nascosta della filosofia degli ultimi due secoli, e il senso dell'incontrovertibile che compete alla struttura originaria del destino della verità. Il primo di questi due sensi non riguarda la verità, ma la coerenza della storia del nichilismo. L'inizio della storia dell'Occidente, si dice, cio lo spirito critico. Ed indubbio. Ma lo spirito che si esprime nella convinzione che le cose del mondo, nella loro specificità, escono dal nulla e vi ritornano anche se, quanto alla loro essenza, lo spirito critico dell'Occidente le vede provenire dall'Arché divina e farvi ritorno. Ma sul fondamento della convinzione che le cose oscillano tra l'essere e il nulla, inevitabile che appaia l'impossibilità dell'esistenza di ogni immutabile e di ogni divino, di ogni verità che pretenda distinguersi dall'evidenza di tale oscillazione. Appunto Leopardi mostra potentemente che se l'idea cioè il modo in cui Platone intende il divino e l'immutabile esistesse, sarebbe impossibile ciò che per l'Occidente l'evidenza suprema, che le cose del mondo sporgono provvisoriamente dal nulla. Soltanto Nietzsche e Gentile riusciranno a raggiungere la potenza concettuale di Leopardi. Stefano Bosio (1971) si laureato in Scienze dell'Educazione presso l'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo. Dottorando di ricerca in Filosofia presso la medesima Università, si sta attualmente occupando del pensiero politico di Emanuele Severino: in particolare i suoi studi si rivolgono al liberalismo e al marxismo nell'età della tecnica, letti in relazione alla dialettica e al principio di non contraddizione aristotelico.